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Immagine del redattoreMaria Serena Mastrangelo

Riflessioni sulla meditazione

Una meravigliosa semplicità


la meraviglia della natura, foresta di alberi che respirano
La vita non è che la continua meraviglia di esistere. Rabindranath Tagore

Al primo open day di introduzione alla meditazione ho pensato che più che tentare di spiegare che cos’è la meditazione - impresa molto complessa sia per la componente di soggettività che di limiti della parola - di leggere solo alcune suggestioni dal libro Biografia del Silenzio di Pablo D’Ors, che a mio parere descrive bene l’esperienza della meditazione. Criticità e sensazioni che si provano man mano che la pratica diventa più familiare.


Dato che l’idea ha avuto molto successo e ho ricevuto molte richieste a proposito del libro, ho deciso di condividerne alcune anche qui sul blog di Meravigliati, sperando possano essere spunto di riflessione e, perchè no, anche una motivazione in più per avvicinarsi a questo tipo di esperienza.


Ho sperimentato che rimanere in silenzio con se stessi è molto più difficile di quanto avrei sospettato prima di provarci. Non ci ho messo molto a trarre una nuova conclusione: mi risultava quasi insopportabile stare da solo con me stesso, ragion per cui scappavo costantemente da me.

Premettendo che ogni esperienza è a sè, personalmente mi sono riconosciuta in questa descrizione di primo approccio alla meditazione. All’improvviso mi sono trovata da sola con me stessa, nell'immobilità. E man mano che le distrazioni esterne e interne diminuivano, restare fermi diventava sempre più complicato.


Sono arrivata, nei miei primi tentativi, a sentire una sorta di vertigine quando chiudevo gli occhi, quasi come se stessi entrando in uno spazio inedito, che ho esplorato con timore e prudenza. Ci sono voluti diversi anni di pratica per sentirmi a mio agio a occhi chiusi, guidata solo dal ritmo del mio respiro.


È vero che all'inizio tutto mi sembrava più importante che meditare; ma poi è arrivato il momento in cui sedermi e non fare altro che rimanere in contatto con me stesso, presente al mio presente, ha iniziato a sembrarmi la cosa più importante di tutte.

L’entusiasmo iniziale, che può portare a prendere la meditazione di petto, come fosse una performance, gradualmente si riduce e gli impegni quotidiani tornano a prendere il sopravvento. "Oggi voglio meditare, ma prima devo sistemare l'armadio"; "Stasera mediterò dopo aver messo la lavastoviglie" o "dopo aver letto il capitolo che mi manca per finire il libro".


Quando una cosa scala in fondo alla lista delle priorità, sappiamo come va a finire di solito! Ma si tratta di rompere il fiato. Quando si riesce a mantenere la pratica costante e si supera quel momento, si delinea chiaramente quanto sia importante riservare alla meditazione spazi preziosi a cui dare la precedenza.


Mentre sto seduto, apparentemente inattivo, comprendo meglio che il mondo non dipende da me, e che le cose sono come sono, indipendentemente dal mio intervento. Vedere ciò è molto salutare: colloca l'essere umano in una posizione più umile e decentrata, gli offre uno specchio a sua misura.

Che sensazione meravigliosa è sentirsi meno potenti, meno determinanti in ciò che accade! Quando iniziamo a osservare, iniziamo ad agire molto meno, a non intervenire in maniera impulsiva o inopportuna. E anche nel rapporto con la Natura, man mano che ci decentriamo dal nostro grave antropocentrismo, scopriamo armonie ed equilibri ammirevoli.


Per conoscersi profondamente, non bisogna dividere o separare e bensì unire. Grazie alla meditazione sono andato scoprendo che non ci siamo io e il mondo ma che il mondo e io siamo una stessa unica cosa. Naturalmente non si arriva a immergersi nell'oceano dell'unità senza prima sguazzare a lungo nelle pozzanghere della divisione.

Questa frase di D’Ors è molto collegata anche alla psicologia sistemica: quando comprendiamo che Tutto è collegato, che tutto è Uno, necessariamente il nostro Ego deve ridimensionarsi e accorgersi che è relativo. Non è più possibile dividere sé dagli altri.


Prima di questa consapevolezza rivoluzionaria, tendiamo a dividere il mondo in polarità di buoni e cattivi, di giusto e sbagliato, di vero e falso, di innocenti e colpevoli, di vittime e carnefici. Ma la coscienza profonda di noi stessi avviene davvero quando siamo in grado di unire nello stesso sguardo le nostre incoerenze; quando possiamo contemplare la nostra luce e il nostro buio; quando possiamo accettare i nostri difetti, unendoli alle nostre qualità.


Talvolta alla prima lettura queste frasi possono non essere di facile condivisione. Possono arrivare ad essere perfino un po’ disturbanti. Potrebbe essere interessante parlarne insieme.


Quale frase sulla meditazione ti ha colpito di più? E perchè?

Se ti va, condividi le tue risposte nei commenti.


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